Home
Consigli di S. Pio Dicembre 2004
Gennaio 2005
Febbraio
2005
Marzo
2005
Aprile
2005
Maggio 2005
|
Alla scuola del Bambino
di Betlemme
Assunta Di Tommaso
Carissima Assunta,
Gesù sia sempre nel mezzo dell'anima tua per infiammarla
sempre più nel suo puro amore,
che è la più degna e desiderabile benedizione che
desidera il tuo cuore! Questo è il mio voto che incessantemente
presento a Dio nelle mie povere, sì, ma pur assidue preghiere.
Piaccia al Padre celeste accettarlo ampiamente.
Ci conviene di far sforzi grandi per divenire santi e prestar
servigi grandi a Dio ed al prossimo. La sua bontà veramente
mi fa gustare dolcezze straordinarie, e soavi, che seco portano
le qualità del luogo donde vengono. Oh! quanto è
buono il nostro Salvatore, quando teneramente tratta col povero
e miserabile animo mio! Ma io sono risoluto affatto di essergli
molto fedele e specialmente nel servigio del tuo cuore, il quale
più sensibilmente che mai vedo e sento essere unico.
Se il Signore permetterà di venire qui pel fine da noi
inteso non ti potrai mai rendere responsabile davanti a Dio del
male che potrà accadere costì. Del resto, figliuola
mia, vivi tranquilla, che il Signore, che è si buono con
le sue creature, scongiurerà egli ogni male.
Quindi il tuo zelo non sia amaro, non sia puntiglioso, aggravante
e che cangia inquietudine; ma sia libero da ogni difetto: sia
dolce, benigno, grazioso, pacifico e sollevante. Ah! Chi non vede,
mia buona figliuola, il caro piccolo Bambino di Betlemme, all'avvento
del quale ci andiamo preparando, chi non vede dico essere il suo
amore per le anime incomparabile? Egli viene per morire affine
di salvare, ed è sì umile, sì dolce e sì
amabile.
Vivi allegra e coraggiosa, almeno nella parte superiore dell'anima,
in mezzo alle prove in cui il Signore ti pone. Vivi allegra e
coraggiosa, ripeto, perché l'angelo che preconizza il nascimento
del nostro piccolo Salvatore e Signore annunzia cantando, e canta
annunziando, ch'egli pubblica allegrezza, pace e felicità
agli uomini di buona volontà, acciocché non vi sia
alcuno, che non sappia che per ricevere questo Bambino, basta
essere di buona volontà, benché fino al presente
non sia stato di buono effetto perché egli è venuto
a benedire le buone volontà, le quali a poco a poco renderà
fruttuose e di buono effetto, purché si lascino governare
da esso, come spero che noi, carissima figliuola, faremo della
nostra.
Non temere le insidie di satana, ma disprezzale, Gesù è
con te.
Ti saluto assieme alla mamma e ti benedico di cuore.
San Giovanni Rotondo, dicembre 1917.
A Donna Raffaelina Cerase
Dilettissima figliuola
del Padre celeste e promessa sposa del suo Figliuolo!
Il divino Spirito scenda nel vostro cuore e lo riem¬pia tutto
dei celesti carismi. Quanto è buono il nostro Dio che ci
prodiga tante grazie e ci vuol tanto bene senza nostro merito.
Sia egli mai sempre benedetto da tutte le creature.
Al cominciarsi della sacra novena in onore del santo Bambino Gesú
il mio spirito si è sentito come rinascere a novella vita:
il cuore si sente come abbastanza piccino per contenere i beni
celesti; l'anima sente tutta disfarsi alla presenza di questo
nostro Dio per noi fatto carne. Come fare a resistere a non amarlo
sempre con nuovo ardore?! Oh appressiamoci al Bambino Gesù
con cuore immacolato di colpa, che ne gusteremo quanto sia dolce
e soave l'amarlo.
Non mancherò giammai, e molto piú in questi santi
giorni, di pregare il divin Pargoletto per tutti gli uomini, specie
per voi e per tutte quelle persone che a voi tanto a cuore vi
stanno. Lo pregherò affinché vi voglia far partecipe
di tutti quei carismi che si largamente ha diffuso e va sempre
piú diffondendo nel mio spirito.
Non manchino in questi giorni specialmente le vostre preghiere
per l'anima mia perché tutto le vada bene: ella ha tanto,
tanto di bisogno del divino aiuto: ella vede il bisogno grandissimo
della gratitudine verso il supremo benefattore: ella conosce che
nulla fa in contraccambio di gratitudine, conosce essere ciò
una mostruosità per lei. Vorrebbe la poverina pur non trovarsi
in tale estrema povertà, ma... non sa come potersene liberare.
Questa grazia sarebbe ben singolarissima per me se la divina pietà
volesse concedermela per mezzo delle vostre preghiere. Tutto mi
aspetto dalla mano liberalissima del Si¬gnore, ed anche questa
grazia me l'aspetto per i soli meriti del Verbo incarnato. Non
manchino le vostre suppliche a tal fine, specie in questi giorni,
nei quali il cielo piú che mai è aperto per far
discendere su di noi le divine grazie.
Pregate adunque e fate dolce violenza al cuoricino di questo tenero
Infante che è tutto amorevolezza per noi. Vi ringrazio
dei bellissimi auguri fattimi per le imminenti feste del Bambino
Gesú ed in contraccambio io vi auguro da Gesú a
cento doppi tutte le ricompense; egli conceda al vostro spirito
tutti quei carismi che voi desiderate per la mia anima.
Pietrelcina, 17 dicembre 1914.
Padre Gerardo Di Flumeri
LA NOTTE SANTA
Ricorderò sempre
il Natale del 1963, vissuto accanto a Padre Pio, mio amato e venerato
padre spirituale.
L’espressione di attesa, che era in tutta la sua persona,
mi è impressa nella memoria. Come pure indelebile è
nella mia mente il suo profondo raccoglimento e la sua estatica
preghiera. Ma soprattutto è ancora vivo davanti ai miei
occhi il colore delle sue guance arrossate, quando il canto del
Te Deum diede l'annunzio della nascita del Salvatore.
Alle ore 23, mi recai in coro, insieme con i confratelli, per
recitare, e in parte cantare, il divino ufficio «in nocte
nativitatis Domini».
Eravamo tutti presi dall'alone di spiritualità che emanava
dalla persona del venerato Padre. E la preghiera era più
sentita e più fervorosa, ricolma di una indicibile gioia
spirituale. Il cuore godeva per la nascita del Bambino divino
e per la vicinanza di Colui che, nel profondo dell'anima, ritenevamo
- e tuttora riteniamo - uno spirito eletto, dotato di speciali
carismi divini.
Mai, come in quella notte, ho gustato così deliziosamente
le letture del profeta Isaia, che parlano della nascita di un
«Pargolo», di un «Figlio», chiamato «Ammirabile,
Consigliere, Dio, Forte, Padre del secolo futuro, Principe della
pace».
Mai più risuonerà alle mie orecchie così
solenne ed appropriato il richiamo del Papa San Leone: «Riconosci,
o cristiano, la tua dignità e, reso partecipe della natura
divina, non voler tornare all'abiezione di un tempo con una condotta
indegna».
Aleggiano ancora nella mia anima le parole sublimi dei Santi Dottori
della Chiesa: Gregorio Magno, Ambrogio ed Agostino vescovi.
Dopo l'ultima lettura, la statuina di Gesù Bambino fu posta
sul leggio ed incensata. Iniziò, poi, al canto del Te Deum,
la lunga e misteriosa processione dal coro alla chiesa, attraverso
i corridoi e il chiostro del convento.
I frati osannanti con i ceri in mano, le volute e il profumo dell'incenso,
i sacri paramenti scintillanti di oro, nella penombra claustrale,
suscitavano nella mia fantasia immagini metastoriche e atemporali.
Quella processione mi sembrava il corteo di tutta l'umanità,
che da sempre va incontro al Cristo che viene.
Mentre passavamo, tra due ali di folla, lieta e chiassona, notai
che gli occhi di tutti erano rivolti a Lui: al Pargolo divino
tra le braccia del Padre stigmatizzato. E le mani si protendevano
a toccarLo: mani delicate di bimbi innocenti, mani gentili di
donne devote, mani incallite di operai dei campi. Tutti volevano
vedere e toccare Colui, «per mezzo del quale tutte le cose
sono state fatte».
Arrivati all'altare maggiore, la statuina del Bambino Gesù
fu collocata al di sopra del tabernacolo, ai piedi del Crocifisso,
e iniziò la Messa, la meravigliosa santa Messa «in
nocte nativitatis Domini». Ricordo che, al Vangelo, il sacerdote
incaricato di tenere l'omelia, sviluppò per lungo e per
largo il seguente pensiero: il Verbo di Dio si era incarnato per
amore, quel Bambino divino era nato per amore, il Salvatore era
venuto nel mondo per amore. Era la provvidenziale e misteriosa
risposta ad una mia segreta domanda, che si chiedeva la ragione
ultima di tutta quella solenne e radiosa liturgia.
Con quel pensiero nella mente passai tutta la notte e tutto il
giorno di quell'indimenticabile Natale.
Il sigillo doveva essere apposto a sera. Recatomi nella camera
del Padre amato, per fargli per l'ultima volta gli auguri natalizi,
mi sentii misteriosamente attratto verso di Lui. Egli, con le
guance arrossate come al canto del Te Deum durante la notte e
con gli occhi sfavillanti di gioia e di luce, mi recitò,
in latino, il versetto del Vangelo di San Giovanni: «Sic
Deus dilexit mundum: cosi Dio ha amato il mondo da dare il suo
Figlio unigenito».
***
Grazie, Padre!
E’ questa la consolante certezza nella quale io vivo dalla
notte santa di quel Natale di grazia 1963.
Auguri
Il celeste Bambino
sia sempre in mezzo ai vostri cuori, li regga, l’illumini,
li vivifichi, li trasformi nella eterna carità.
Questo fu l’augurio affettuoso e sincero che inviai di lontano
a voi tutti, nella notte felicissima del Santo Natale.
|