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La Missione dei Gruppi
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La missione
I Gruppi di Preghiera, sorti per l’intuizione di Padre Pio
da Pietrelcina in vista dei bisogni spirituali della nostra epoca,
intendono cooperare alla realizzazione del Regno di Dio, secondo
l’insegnamento di Gesù, che ha ripetutamente insistito
sulla necessità della preghiera e ce ne ha indicato il
modo.
Essi intendono agire in obbedienza ai ripetuti inviti in tal senso
lanciati dai Sommi Pontefici e dalla Gerarchia, secondo la tradizione
mirabilmente espressa dai Concili Ecumenici, e specialmente dal
Concilio Vaticano II.
I Gruppi si propongono
di seguire i principi generali della spiritualità francescana
di Padre Pio:
- Adesione piena e incondizionata alla dottrina della Chiesa Cattolica,
guidata dal Papa e dai Vescovi.
- Obbedienza al Papa e ai Vescovi, di cui è portavoce all’interno
del Gruppo il Sacerdote Direttore Spirituale nominato dal Vescovo.
- Preghiera con la Chiesa, per la Chiesa e nella Chiesa, con la
partecipazione attiva alla vita liturgica e seriamente vissuta
come vertice dell’intima comunione con Dio.
- Riparazione mediante la partecipazione alle sofferenze di Cristo,
secondo l’insegnamento di San Paolo.
- Carità fattiva ed operosa a sollievo dei sofferenti e
dei bisognosi come attuazione pratica della carità verso
Dio.
I Gruppi di Preghiera hanno
nel particolare carisma di preghiera di Padre Pio come un dono
testamentario da vivere e da costantemente sviluppare. Mentre,
però, accolgono i contenuti essenziali dell'esperienza
del Fondatore, fanno nella Chiesa e con la Chiesa un cammino spirituale
lungo i percorsi della Storia. In questo spirito, se il luogo
preferenziale degli incontri è l'ambito della parrocchia,
alla luce dell'esperienza delle prime comunità cristiane
descritte dagli Atti degli Apostoli, i Gruppi possono riunirsi
in luoghi diversi come ospedali e carceri, in modo da coinvolgere
quegli ambienti che con più difficoltà sperimentano
la vita ecclesiale.
La famiglia spirituale
scaturita dall'irradiazione del carisma di preghiera del Padre,
è tanto vasta da abbracciare ogni categoria di persone:
sacerdoti, religiosi, laici, fedeli d'ogni età e condizione.
In tal modo i Gruppi di Preghiera si mostrano, secondo le parole
di Paolo VI, come una sorgente, dalla quale si sviluppa un grande
fiume.
I Gruppi si muovono, alla
luce dello Statuto, per realizzare una carità fattiva ed
operosa a sollievo dei sofferenti e dei bisognosi come attuazione
pratica dell'amore verso Dio. La preghiera, quando è esperienza
autentica di incontro con Dio, non è mai sterile e non
si esaurisce nelle pratiche di pietà, anzi fiorisce in
opere di carità verso il prossimo. Papa Giovanni Paolo
II, parlando ai Gruppi di Preghiera della vita spirituale incentrata
sull'Eucarestia e la riconciliazione, afferma che tale "dinamismo
non mancherà di tradursi in fattivo amore verso i fratelli,
specialmente verso quelli che sono nella sofferenza e nel bisogno.
Anche in questo Padre Pio vi è di esempio" (discorso
del 1996).
Per un concreto riferimento
riportiamo delle piste nelle quali i Gruppi potranno impegnarsi
secondo le proprie attitudini e le molteplici necessità
e che, naturalmente, vogliono essere aggiornate secondo le esigenze
del tempo e dell'ambiente: l'assistenza ai malati, l'educazione
della gioventù, il sostegno alla vita, l'assistenza degli
extra-comunitari, le comunicazioni sociali, e altre.
Inoltre, se gli aderenti ai Gruppi di Preghiera non possono sentirsi
dispensati dalla "carità fattiva", volendo impegnarsi
nel sociale è bene ricordare che, come Gruppo, non possono
prendere nessuna iniziativa senza l'approvazione e al di fuori
della programmazione pastorale della Chiesa locale e diocesana.
Nello Statuto dei Gruppi
di Preghiera all'articolo 2, leggiamo: "Gli aderenti ai Gruppi
cureranno la loro formazione spirituale partecipando alle riunioni
dedicate all'approfondimento della dottrina cattolica". Esplicito
è anche l'invito di Giovanni Paolo II a curare la formazione
cristiana dei Gruppi con una approfondita catechesi, presupposto
per una coerente testimonianza di fede per le vie del mondo: "I
vostri incontri di preghiera - ammonisce nell'incontro del 1998
- siano sempre occasione di approfondita catechesi e stimolo alla
serena e coraggiosa coerenza cristiana".
Il cardinale Carlo Maria
Martini, a sua volta, augura che "dai vostri Gruppi nasca
questo grande movimento di preghiera della parola di Dio, della
meditazione del Vangelo, dei Salmi, di san Paolo, delle pagine
della Scrittura" (Omelia per i Gruppi di Preghiera di Padre
Pio, 6 febbraio 1994).
Padre Pio visse questa realtà. Non sono poche le espressioni
che indirizza ai suoi figli spirituali, nelle quali esorta alla
meditazione assidua della Parola di Dio. A chi gli chiede quali
libri spirituali debba leggere, Padre Pio risponde di preferire
la Bibbia e la antepone alla stessa orazione e meditazione "perchè
nell'orazione e meditazione siamo noi che parliamo al Signore,
mentre nella santa lettura è Dio che parla a noi"
(Epist. II, p.129).
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